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Tom Waits: la trilogia che ha cambiato il volto alla canzone d'autore

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Per comprendere davvero la trilogia che ha ridisegnato l’universo sonoro di Tom Waits – Swordfishtrombones (1983), Rain Dogs (1985) e Franks Wild Years (1987) – bisogna tornare agli anni immediatamente precedenti, quando l’artista californiano iniziava segretamente a smontare la macchina narrativa del proprio personaggio. La critica spesso immagina un taglio netto tra il vecchio Waits jazz-blues da bar notturno e il nuovo manipolatore di rumori, percussioni metalliche, arrangiamenti da cabaret post-industriale. Ma la verità, come sempre nel suo caso, è più complessa e più affascinante. Album come Heartattack and Vine (1980) e soprattutto la colonna sonora One from the Heart (1982) rappresentano infatti una zona di turbolenza stilistica, un corridoio di passaggio in cui qualcosa comincia a incrinarsi. In Heartattack and Vine resiste ancora l’immaginario crepuscolare degli anni Settanta, con i suoi pianoforti logori e la voce da crooner sfondato, ma il tono diventa più duro, più a...

Da The River a Making Movies: gli album usciti in ottobre che hanno definito un’epoca

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C’è qualcosa nell’aria d’ottobre che sembra sposarsi perfettamente con la musica: la luce che cambia, le giornate che si accorciano, l’inizio di un tempo più introspettivo. Non è un caso se tanti dischi fondamentali del rock sono nati proprio in questo mese. Da Tom Waits a Bruce Springsteen, da Dylan ai Dire Straits, ottobre ha spesso rappresentato un crocevia creativo, il momento in cui il rock si fa racconto e riflessione. The Heart of Saturday Night – Tom Waits (1974) Pubblicato il 15 ottobre del 1974, The Heart of Saturday Night segna la vera nascita artistica di Tom Waits. Dopo l’esordio ancora incerto di Closing Time , qui il cantautore californiano trova finalmente la sua voce: quella ruvida, notturna, intrisa di jazz, poesia e malinconia. Le strade di Los Angeles diventano un teatro abitato da sognatori, perdenti e poeti da bar. Canzoni come San Diego Serenade , Shiver Me Timbers e la title track raccontano la notte americana con un romanticismo sghembo, da Bukowski con il ...

Bob Marley & The Wailers: monografia e focus discografico

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Bob Marley: una monografia Ci sono artisti che diventano la colonna sonora di un’epoca e poi ci sono artisti che riescono a trascenderla, trasformando la propria voce in un simbolo universale. Bob Marley appartiene senza dubbio a questa seconda categoria. Ogni volta che torno ai suoi dischi, mi accorgo che non sto soltanto ascoltando musica, ma sto attraversando un mondo fatto di radici, rivoluzioni e visioni spirituali. Marley & The Wailers hanno scritto pagine che non si consumano mai, perché Exodus, Uprising o Rastaman Vibration non sono semplici album: sono frammenti di vita, sono voci che parlano ancora a chi ha bisogno di libertà e a chi cerca un po’ di luce in un tempo spesso confuso. La parabola artistica di Bob Marley & The Wailers rappresenta una delle storie più significative della musica del Novecento. Non si tratta solo di un percorso discografico, ma di una vicenda culturale e politica che ha reso Marley il portavoce globale del reggae e della spiritualità rastaf...

Agosto in musica: da Born to Run ad Highway 61 Revisited

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Un mese di grande musica questo agosto 2025. Dai 50 anni di Born to Run del Boss ai 50 di Highway 61 di Dylan, senza trascurare l'Astral Weekend e gli ottant'anni di Van The Man C’è qualcosa di speciale nell’agosto della musica. Forse perché i grandi anniversari tendono a cadere proprio in questo mese, o forse perché il calore estivo si sposa con la memoria di dischi che hanno acceso intere generazioni. Quest’anno, in particolare, il calendario ci regala una sequenza di ricorrenze che sembrano legate da un filo invisibile: i cinquant’anni di Born to Run di Bruce Springsteen, i sessanta di Highway 61 Revisited e Bringing It All Back Home di Bob Dylan, i ricordi incisi nel “Brown Album” di The Band e, infine, la festa che celebrerà gli ottant’anni di Van Morrison con un evento dedicato, l’ Astral Weekend . Sei tappe, sei dischi, sei storie che raccontano non solo la musica, ma anche l’anima di chi li ha ascoltati e vissuti. Springsteen e il suono della strada Il 25 agosto 1...

A Night with Van The Man: l’impossibilità di fermarsi adesso

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Nella carriera di Van Morrison i dischi dal vivo occupano un posto particolare. Per riuscire a comprendere appieno un artista complesso e prolifico come Morrison, è necessario soffermarsi sulla sua produzione discografica live. Se in studio ha costruito un corpus di opere che spaziano dal folk al soul, dal jazz al blues, è sul palco che la sua arte ha trovato la massima espressione. I suoi live non sono mai semplici repliche delle versioni in studio, ma reinvenzioni costanti, improvvisazioni che trasformano i brani in esperienze uniche e irripetibili. In questo senso, i dischi dal vivo pubblicati lungo il corso della sua carriera rappresentano non soltanto documenti, ma veri e propri tasselli di una poetica fondata sulla centralità della performance. It’s Too Late to Stop Now e i volumi successivi Pubblicato nel 1974, It’s Too Late to Stop Now è considerato da molti critici uno dei migliori album dal vivo non solo di Van Morrison, ma della storia del rock. Registrato durante il tour d...

Evoluzione musicale e impatto culturale di Van Morrison

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Van Morrison, nato George Ivan Morrison nel 1945 a Belfast, rappresenta una delle figure più complesse e influenti della musica angloamericana della seconda metà del XX secolo. La sua produzione artistica si colloca all’intersezione di molteplici tradizioni musicali — dal blues al folk, dal jazz al soul — configurandosi come un fenomeno culturale di rilievo che merita un’analisi approfondita sia sotto il profilo stilistico sia nel contesto socio-culturale in cui si è sviluppata. L’inizio della carriera di Morrison, in qualità di frontman dei Them, introduce elementi fondamentali della sua poetica musicale: la vocalità intensa, la struttura narrativa delle canzoni e un impianto sonoro che miscela il rhythm and blues con il garage rock. Brani come Gloria (1964) e Mystic Eyes (1965) evidenziano già la sua propensione a un’espressività emotiva prorompente, caratterizzata da un fraseggio vocale che oscilla tra l’urlato e il sussurrato, segnando un’influenza significativa sul rock britann...

Van Morrison, l'importanza delle voci dimenticate

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Nel mare agitato della musica moderna, Van Morrison ha sempre navigato su una rotta tutta sua. Con l’ostinazione dei poeti e il cuore dei predicatori, ha seguito il suono delle anime dimenticate , quelle che non fanno notizia ma hanno ancora qualcosa da dire. C’è un filo sottile che attraversa la sua opera e che spesso passa inosservato: Van è uno di quei rari artisti che non dimenticano mai chi è rimasto indietro . La sua discografia è piena di voci rievocate, citate, invitate, rimesse al centro , non per nostalgia ma per una forma profonda di giustizia musicale. Tra tutti i nomi, uno risalta in modo particolare: P. J. Proby , cantante texano dalla voce possente e dalla carriera travagliata, emblema stesso del talento che brucia troppo in fretta. Negli anni Sessanta era un fenomeno, ma il suo stile istrionico, le intemperanze, le scelte sbagliate e la stampa ostile lo spinsero presto ai margini. Eppure, nel 2002, Van gli dedica una canzone: Whatever Happened to P. J. Proby , contenu...