Van Morrison - What's It Gonna Take?

Van Morrison  What's It Gonna Take?

Un viaggio sonoro sincero e vitale, firmato da un maestro che canta ancora con il fuoco e con la grazia di sempre.

Ci sono artisti che si limitano a sopravvivere nel tempo, riproponendo formule collaudate, e poi c’è Van Morrison. Un’anima libera, mai doma, capace a 77 anni di scrivere un disco come What's It Gonna Take? – 43esimo album in studio composto interamente da brani autografi – con una forza espressiva e una coerenza interiore che appartengono solo ai grandi della musica. Van non insegue le mode, non cerca l’approvazione a ogni costo: canta la sua verità con passione, eleganza e una strumentazione che pulsa di vita, cuore e anima. 

Uscito il 20 maggio del 2022 per Exile Productions e BMG, What's It Gonna Take? è la testimonianza vibrante di un artista che ha ancora molto da dire e lo fa senza mediazioni, con classe naturale, fedeltà a sé stesso e un sound unico e inconfondibile. Un disco che, col passare del tempo, si è fatto sempre più ascoltare e comprendere, guadagnandosi un posto di rilievo nella sua vasta discografia e nei cuori degli ascoltatori più attenti come il sottoscritto. Oggi, alla vigilia della pubblicazione di Remembering Now, la sua nuova avventura musicale, possiamo riscoprirlo e rileggerlo con maggiore consapevolezza. Perché What's It Gonna Take è un album pieno di coraggio, grinta, visione, ma soprattutto luce.

La voce della libertà, il respiro dell’anima di Van The Man

Con una produzione calda, analogica, splendidamente curata, What's It Gonna Take? si apre con “Dangerous”, un brano che è subito dichiarazione d’intenti. Il groove è avvolgente, la voce di Van intensa ma morbida, e c’è una vitalità che scorre in ogni battuta. La sezione fiati è quella delle grandi occasioni, mentre l’organo Hammond, le chitarre e il violino che ricorda sia DESIRE di Bob Dylan quanto Into the Music dello stesso Van, si rincorrono in questa infinita, a tratti parossistica jam. Il brano ci fa entrare subito in un mondo sonoro coerente, vivo, suonato con gusto e dedizione da musicisti eccellenti. In tutto il disco si respira il piacere del fare musica. Ogni traccia è una stanza diversa dello stesso edificio, dove Van ci guida con una naturalezza disarmante. È impossibile non lasciarsi trascinare da pezzi come “Fighting Back Is the New Normal”, con il suo ritmo laid-back e una melodia che si appoggia con eleganza su un tappeto di blues e soul raffinato, o come la stessa title track, What's It Gonna Take, che si sviluppa come un inno calmo ma determinato, un invito alla consapevolezza e alla presenza. Morrison canta con convinzione, ma mai con pesantezza. La sua voce, ancora oggi, ha quella tonalità vellutata e brunita che lo ha reso unico: graffiante quando serve, tenera in altri momenti, capace di raccontare senza sovraccaricare. È una voce che non interpreta solamente i testi: li vive, li assapora, li trasforma in emozione tangibile. Ogni brano è come una conversazione intima con l’ascoltatore, diretta e vera. L’intero album è firmato da Van Morrison, che qui dimostra ancora una volta la sua straordinaria capacità di scrivere canzoni che uniscono immediatezza e profondità. Non ci sono filler, non ci sono concessioni: tutto è frutto di una visione coerente. 

I testi sono lucidi, introspettivi, spirituali, ma sempre accessibili. Più che protestare, Van riflette sul suo presente. Più che giudicare, è a caccia di un punto di equilibrio. C’è una tensione morale in questi brani, sì, ma mai amara: semmai si tratta di una continua ricerca di verità e bellezza. Brani come “Can't Go On This Way” e “Pretending” portano in scena la classicità del soul e del rhythm & blues con una grazia che appartiene solo a chi ha assorbito queste musiche nel midollo. La band lo accompagna con discrezione e bravura, regalando momenti di pura goduria sonora: fiati che esplodono nei punti giusti, bassi pulsanti, chitarre che ricamano con gusto, pianoforte e organo che si inseguono in un gioco costante di luce e ombra. Un momento particolarmente suggestivo arriva con “Fear and Self-Loathing in Las Vegas”, che si muove tra poesia beat e visioni jazzy, con Van che sembra quasi raccontarci un sogno o un flashback vivido. La struttura armonica è sofisticata ma mai pretenziosa, la voce si fa carezza, evocando sensazioni da film notturno, quasi come un vecchio brano recitato di James Brown. È uno dei pezzi più cinematografici e intensi dell’album. L’impressione generale è quella di un disco suonato con passione vera, registrato quasi dal vivo, con musicisti in perfetta sintonia. Van Morrison non ha mai smesso di circondarsi di grandi strumentisti, e anche in "What's It Gonna Take" si percepisce una coesione di fondo rara. C’è jazz, c’è blues, c’è soul, ma c’è soprattutto la forza dell’intenzione. È un disco che respira. In questo senso, il lavoro si pone in continuità – ma con maggiore sintesi e calore – rispetto al precedente Latest Record Project, Volume 1 del 2021, un’opera  per certi versi piuttosto ambiziosa, articolata in quasi trenta brani, la quale aveva messo in mostra un Van Morrison particolarmente ispirato e inviperito. Lì la vastità era protagonista, qui invece prevale una maggiore coesione e compattezza, nonostante la durata sia comunque generosa, visto che i quindici brani che lo compongono sfiorano gli ottanta minuti di durata, rendendo l’ascolto intenso quanto emozionante.  Così mentre "Latest Record Project" aveva il tono di una lunga lettera scritta a cuore aperto, "What's It Gonna Take" sembra una conversazione faccia a faccia. Diretto, sincero, piena di ritmo e sentimento e senza significato alcuno, parafrasando il Bardo dell'Avon. 

L’evoluzione è chiara anche nella produzione, che qui appare più calda, rotonda, vintage ma senza nostalgia, moderna senza artifici. È inevitabile, ascoltando "What's It Gonna Take", pensare al tempo. Non in senso malinconico, ma come misura del percorso. Van Morrison si avvicina alla soglia degli 80 anni con una lucidità artistica che lascia ammirati. Non ha nulla da dimostrare eppure continua a creare con fervore, e ogni nota sembra dirci: “Sono ancora qui, e ho ancora qualcosa da cantare”. È musica viva, vera, fatta di carne e spirito. Il fatto che questo disco stia per diventare il penultimo della sua carriera – dato l’arrivo imminente del nuovo Remembering Now – lo rende ancora più prezioso. E il nuovo progetto è già iniziato sotto i migliori auspici, con due brani che promettono meraviglie: la toccante “Down to Joy”, colonna sonora di Belfast, ora finalmente in arrivo anche su supporto fisico, e “Cutting Corners”, pubblicata come singolo apripista il 2 maggio 2025. Due canzoni che fanno già sognare i vecchi fan di Morrison.

Cosa ci vuole davvero? Forse solo la volontà di restare fedeli a sé stessi. Di ascoltare quella voce interiore che non ha mai smesso di bruciare, anche quando tutto il mondo sembrava volerla mettere a tacere. 

Considerazioni finali di What's It Gonna Take?

What's It Gonna Take? non è solo un disco, ma una dichiarazione d’esistenza, una presa di posizione, una scintilla accesa nel cuore del tempo. È il respiro profondo di un artista che, alla soglia degli ottant’anni, non ha perso né la sua fiamma né la sua visione. Van Morrison non rincorre il passato, lo supera. Non compone per piacere, ma perché deve. Perché c’è ancora un cielo da cantare, un’armonia da cercare, un’anima da liberare. E mentre il mondo si affanna tra rumori e apparenze, lui si mette di nuovo in cammino, come un pellegrino sonoro che conosce la via perché l’ha già tracciata con il proprio passo. Questo disco è un faro nella nebbia, un blues dell’anima, un grido che diventa canto. È la prova che la verità, quando si veste di musica, può ancora commuovere, svegliare, ispirare. E se ci chiedessimo davvero cosa ci vuole per restare vivi, autentici e presenti, beh la risposta, oggi, è in questo disco. Serve solo ascoltarlo con il cuore aperto. E seguirne il battito.

Un disco che chiede attenzione, ma restituisce molto di più: ispirazione, passione, verità. 

Van Morrison ci regala un’opera elegante, ricca, suonata con amore e cantata con anima. Un lavoro che suona attuale, profondo, e che merita di essere ascoltato oggi con rinnovata gratitudine. È l’ennesima prova di un artista che ha attraversato i decenni senza mai perdere il fuoco sacro della musica, e che continua a comporre come se ogni nota fosse la prima e l’ultima. Lavoro carico di sentimento, visione e bellezza. Van Morrison non insegue il tempo: lo abita, lo scolpisce, lo canta. 

Chi vi scrive lo valuta un lavoro da 8,5 su 10.

Testo a cura di "Ascoltare Van Morrison"

STREET-LEGAL RUBRICA MUSICALE DI DARIO GRECO

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